L'alimentazione è una sfera del comportamento umano complessa e multisfaccettata.
A differenza degli altri esseri viventi, noi non ci limitiamo ad assumere cibo per mera sopravvivenza, ma costruiamo con esso intricate e complesse relazioni. Basti pensare al ruolo che riveste la cucina per l'essere umano: manipoliamo il cibo per adattarlo al nostro gusto, scegliamo accuratamente gli alimenti da assumere per mantenere uno stile di vita sano ed equilibrato, prepariamo gustose pietanze per soddisfare non solo il nostro palato ma anche quello altrui e molto altro.
Possiamo dedurre da questa brevissima premessa quanto l'atto di mangiare sia complesso nell'essere umano, e quanto questo abbia una forte influenza sulla qualità di vita. L'atto di mangiare è, dunque, molto più di un semplice atto biologico, e si intreccia con altre sfere come quella delle emozioni.
Relazioni tra alimentazione ed emozioni: la "FAME NERVOSA"
La relazione tra il comportamento alimentare ed emozioni è un argomento sicuramente complesso.
Le emozioni come tristezza, rabbia, ansia o gioia possono influenzare fortemente non solo le scelte alimentari, ma anche le quantità consumate. Spesso, ad esempio, ricorriamo all'assunzione di cibo come mezzo per regolare le emozioni e affrontare lo stress. Questo fenomeno è comunemente noto come "alimentazione emotiva" o “fame nervosa”.
A livello scientifico, l'alimentazione emotiva è correlata a processi neurologici e ormonali. L'assunzione di cibo definito “saporito” può attivare il rilascio di neurotrasmettitori come la dopamina, che influenzano positivamente l'umore. Di conseguenza, le persone tendono a cercare cibi ad alto contenuto di zuccheri o grassi durante momenti di stress per ottenere un sollievo temporaneo.
Tuttavia, questo comportamento può portare a cicli distruttivi. L'alimentazione emotiva eccessiva, infatti, può causare aumento di peso e problemi di salute a lungo termine.
Come gestire la fame nervosa?
Spesso, per far fronte ai periodi di stress e alla conseguente assunzione sbilanciata di cibo, si ricorre a diete proibitive o a periodi di astinenza dai pasti. Questi comportamenti possono però risultare addirittura controproducenti. Questo accade non solo perché saremo probabilmente portati ad assumere una quantità maggiore di cibo o cibo più calorico al pasto successivo o alla prima condizione di stress, ma anche perché quando ciò accadrà ci sentiremo delusi da noi stessi, soverchiati da una vera e propria sensazione di fallimento. A questo punto saremo nuovamente portati ad assumere calorie eccessive o cibo meno sano. É evidente come il ciclo risulti distruttivo per la persona.
Sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e migliorare il controllo degli impulsi sono due strategie che possono aiutare a gestire in modo soddisfacente ed efficace l'alimentazione emotiva. La terapia cognitivo-comportamentale è un approccio molto utile per affrontare questo tipo di problematica, aiutando le persone a sviluppare strategie più sane per affrontare le emozioni senza ricorrere all'eccesso di cibo. Inoltre, pratiche come la mindfulness e il mindful eating possono contribuire a migliorare la gestione delle emozioni, portando a sviluppare un rapporto con il cibo in modo più equilibrato e gestibile.
Risulta fondamentale quindi adottare un approccio multidisciplinare per fronteggiare le problematiche legate all'alimentazione: lo psicologo da un lato può fornire gli strumenti per migliorare la consapevolezza emotiva e la gestione degli impulsi, l'esperto dell'alimentazione dall'altro può accompagnare la persona in un percorso di educazione alimentare, proponendo piani alimentari personalizzati e in linea con le necessità individuali.
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